Film “Conclave”: elogio del dubbio

di Stefano Conte

Il film Conclave mi ha un po’ deluso.

Si tratta della storia di intrighi e debolezze umane che mi sarei sinceramente risparmiata. Non per nascondere la testa sotto la sabbia ma perché sono stufo di vedere rappresentate al cinema solo le bassezze che ci propina giornalmente l’umanità.
Gli attori tutti bravissimi ma non da Oscar, come qualcuno sperava. Non perché non siano stati all’altezza ma perché, a mio avviso, ricoprono tutti ruoli secondari, di contorno. La vera protagonista della storia è la storia stessa.

Due immagini, però, restano.
La fotografia struggente dei cardinali che, sotto la pioggia, rientrano in San Pietro protetti da ombrelli bianchi.
E il discorso del cardinale decano, semplice e potente, che vale l’intero film.

“L’unico peccato che ho imparato a temere più di ogni altro è la certezza.
La certezza è il grande nemico dell’unità.
La certezza è il nemico mortale della tolleranza.

La nostra fede è una cosa viva proprio perché va di pari passo con il dubbio.
Se ci fosse solo la certezza, e non il dubbio, non ci sarebbe il mistero.”

Io chiaramente non mi riferisco alla fede in Dio o nella Chiesa.
Penso alla fede nei nostri ideali, valori, principi.
Anche questi, se vengono rinchiusi nella prigione della certezza assoluta, diventano dogmi vuoti, mummificati, inutili.

Il dubbio non è il contrario della fede.
È la condizione perché essa resti viva.
È il respiro che impedisce al pensiero di diventare statua.
È il movimento silenzioso che impedisce alla nostra anima di pietrificarsi.

Avere ideali non significa trasformarli in steccati invalicabili.
Significa portarli con sé, come una lanterna nel buio, accettando che la luce sia fragile, mobile, tremolante.
E che proprio per questo, sia vera.

È la certezza che separa, che divide, che condanna.
È il dubbio che unisce, che apre, che invita.

Il vero atto di fede, quello autentico, è continuare a camminare anche quando il sentiero si fa invisibile.
Anche quando il mistero sembra troppo grande per essere afferrato.
Anche quando la voce interiore sussurra domande, non risposte.

Il dubbio, se coltivato con onestà, è fratello della tolleranza.
È compagno della libertà.
È la base segreta di ogni vera fraternità.

Non servono film sugli intrighi.
Ne abbiamo già a sufficienza, purtroppo.
Servono storie che ci ricordino questo:
che solo chi sa dubitare è davvero capace di vivere in libertà e tolleranza.

Ti può interessare anche

Lascia un Commento

* Utilizzando il presente modulo, confermi di aver letto la Privacy Policy e acconsenti alla memorizzazione e al trattamento dei tuoi dati da parte di questo sito web.