Referendum: il popolo invisibile

di Stefano Conte

Un tempo, votare era un rito.
Non nel senso di un dovere meccanico, ma di un gesto quasi sacro: si usciva di casa, ci si metteva in fila, si rifletteva prima di segnare quella X. Era una forma di resistenza gentile, un esercizio di sovranità silenziosa.

Oggi, la cabina elettorale è diventata un luogo deserto. Più che il tempio della democrazia, sembra la stanza di un culto antico ormai dimenticato, come una santuario in un villaggio abbandonato.

Tra qualche giorno saremo chiamati a votare su temi che toccano le radici del nostro vivere civile. Ma nessuno ne parla. Non sui canali che contano. Non nei bar, né tra i post che raccolgono cuori e pollici.
Certo, l’informazione c’è. Da qualche parte. Ma per trovarla, serve uno sforzo attivo, e qui nasce il vero paradosso: viviamo nell’epoca della sovrainformazione, ma ci comportiamo come analfabeti funzionali. Non vogliamo sapere, vogliamo essere raggiunti.

Non è disinteresse. È comodità. È l’illusione che basti delegare anche la coscienza, come si delega la gestione del condominio.

Chi non va a votare non è necessariamente ignorante. È, spesso, un cittadino esausto. Ma è anche, e soprattutto, un cittadino che ha smesso di cercare.
E quando si smette di cercare, si comincia a perdere.
Prima si perde la curiosità. Poi la memoria. Infine, la libertà. E non ci sarà un algoritmo a restituircela.

Intanto la democrazia si aggira come un vecchio attore fuori scena: ha recitato per decenni, ora aspetta un applauso che non arriva più.

A chi sostiene che i referendum non servano più, rispondo che nessuno strumento è inutile finché c’è qualcuno che lo sa usare.
Ma qui il problema non è lo strumento. È la mano che lo impugna, è lo sguardo che dovrebbe accompagnarlo, è la voce che non si alza.

Finché continueremo a vivere da spettatori della cosa pubblica, più che da cittadini, i fantasmi saremo noi.
Non quelli vestiti di bianco a Montecitorio, ma quelli che si aggirano per casa, scrollando il dito e scrollandosi di dosso ogni responsabilità.

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