Mi occupo di progettazione culturale, sociale e territoriale. Lavoro con enti pubblici, associazioni e imprese per trasformare idee in percorsi concreti: bandi, eventi, reti, visioni. Ma non scrivo solo progetti. Scrivo anche per capire, per decifrare il tempo che viviamo, per restituire senso ai dettagli che sfuggono allo sguardo distratto.
Sono un libero pensatore. Un osservatore del mondo che cammina ai bordi del pensiero dominante, non per snobismo, ma per gusto dell’asimmetria. Ho scelto di coltivare il dubbio come forma di conoscenza, l’ironia come forma di resistenza, la simbologia come chiave di lettura della realtà. E, quando serve, anche come arma gentile per disarmare la banalità.
Non sono un opinionista. Non sono un esperto da talk show. Non sono un guru. E non cerco discepoli.
Prendo sul serio le parole — tutte, anche quelle dimenticate — ma non troppo sul serio me stesso. Preferisco il paradosso alla verità assoluta, l’interrogativo al punto esclamativo, e il silenzio ben detto al rumore mal pensato.
Scrivo perché amo farlo. Scrivo perché certi silenzi, certi gesti minimi, certi inciampi del nostro tempo meritano di essere interpretati, non semplicemente commentati. Scrivo per chi ha ancora voglia di pensare… o almeno di dubitare.
In ogni post, in ogni riflessione, c’è il tentativo di tracciare una linea — a volte dritta, a volte obliqua — tra il quotidiano e l’invisibile, tra il gesto e l’archetipo, tra la moka e l’iniziazione.
Il mio punto di vista nasce da una lunga frequentazione con i saperi simbolici, con la filosofia non accademica, con le tradizioni sapienziali del Mediterraneo. Ma anche con il caffè nero, le parole dette a mezza voce, i racconti dei vecchi al bar e le assurdità luminose del nostro presente.
Questo blog è il mio laboratorio pubblico. Una piccola officina del pensiero, in punta di compasso.
Dove le certezze non si affermano. Si smontano. Si attraversano.
E, con un buon caffè, si guardano da un’altra angolazione.